sabato 26 settembre 2020

Quando era ancora futuro

Sto riscoprendo un'impressionante attualità nei contenuti del primo Assassin's Creed. Un'opera del 2007 che parlava di un futuro prossimo dalle tinte fosche, fatto di eventi climatici inaspriti, epidemie, contese capitalistiche, paradossi sociali. Vi ricordate le mail nel computer di Warren Vidic? Non c'è niente di profetico nel frame narrativo che Corey May stese per AC, c'erano solo previsioni piuttosto scontate di quello che presto o tardi sarebbe potuto accadere ai giorni nostri. Intorno a quelle previsioni ci hanno creato un mondo, che poi ha perso questa audacia in favore di qualcosa di più facile comprensione per il pubblico fruitore.

Il primo Assassin's Creed era un gioco che faceva impersonare un protagonista mediorientale quando sui nostri telegiornali si raccontava delle guerre americane post 11 Settembre, una narrazione in totale controtendenza rispetto ai temi supereroistici a stelle e strisce che si stavano diffondendo in quegli anni. Un titolo estremamente riflessivo per gli standard dei tempi, insolito e per certi versi anche un po' scomodo se confrontato all'evoluzione successiva della saga. Penso abbia lasciato il segno, ma per i motivi sbagliati.